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Mungo’s Hi Fi cement their long-standing connection with Italian-born, Paris-based singer Marina P, by releasing eagerly awaited concept album, Soul Radio. Over six years in the making, Soul Radio is an ambitious representation of the artistic fullness of Marina P, expanding into multiple genres while keeping its roots in rocksteady, reggae and ska.
Born in Italy to jazz loving parents, Marina P travelled to Paris to get involved in its music scene. Word reached Mungo’s HiFi of this rising singer with a cool yet emotive tone, and the Scottish sound system and label reached across the Channel to voice her on their industrial strength Belly Ska riddim.
Artists refusing to adapt, and demanding that the taxpayer support them are elitist, and give the rest of us a bad name. We’ve compromised things that we love; security, money, family and freedom to have a shot at this industry. We chose this, we knew it was risky, and we live and die by it.
We are not your problem. We don’t need handouts. Those of us with the right attitude and determination will be back when the market comes back. Any artist who is afraid of up-skilling, hard work, re-aligning, or who thinks the world owes them a living because they are especially talented, I am pleased to say will be left behind. The rest of us sure as hell aren’t afraid of getting our hands dirty.
Sono colui che fa cose che non servono...
Secondo Principio di Dilbert, di Scott Adams. "Si parte dalla certezza che siamo tutti idioti". Ed alcuni su questo mi ab-battono alla grande. Come certificato dalla moderazione, incivile e maleducato. You have been warned.
A distanza di 3 anni da Cervino arriva Ad Ogni Buca, un disco più corto, scarno e diretto; canzoni suonate in trio, con chitarre sgranate ma non distorte e una batteria dal suono acustico e molto reale.
Un disco dal sapore e dall'approccio un po' anni novanta, con suoni semplici, pochi orpelli di arrangiamento ma grande cura delle dinamiche;
Negli anni '80 le discoteche non erano tutte uguali. C'erano quelle per gente alla moda e altre frequentate dai rockettari come me e la mia banda di disgraziati. Chiodo, jeans e anfibi, questo era il nostro look. Dalle parti di Vicenza c'era la “Nordest”, dove si ascoltava e ballava soprattutto rock et similari. Nel veneziano a metà degli anni '80, o giù di lì, aveva aperto una mega discoteca che si chiamava “Marmellata” e pur di incontrare lì una ragazza dai gusti difficili (detestava, appunto, i rockettari), conosciuta a Mestre, data la mia indole da voltagabbana, un sabato ho tradito la gang per recarmi all'appuntamento che ci eravamo dati. Ovviamente, pur di essere ammesso al cospetto della bambola capricciosa, ho rinnegato la divisa da metallaro e ho indossato una bella camicetta colorata, pantaloni e scarpe eleganti. Ci ho aggiunto un taglio di capelli corti ma con voluminoso ciuffo impomatato e mi sono recato alla nuova discoteca, sicuro di incontrare la tipa che mi aveva fatto andar giù di testa.
Nel frattempo mia sorella aveva già spifferato tutto, con dovizia di particolari, a quei quattro disgraziati della compagnia che hanno pensato bene di recarsi anche loro al nuovo locale, con l'intento di darmi la caccia per vedere in quale stato mi fossi ridotto. Va be', per farla breve, quel sabato per me è finito a donnine di facili costumi. La tipa mi ha tirato il pacco e non si è presentata e mentre io la cercavo in lungo e in largo per la discoteca, mi sono accorto, vedendoli dal piano superiore, che erano arrivati i miei ragazzi e che era evidente che mi stavano cercando. Li ho osservati mentre si dividevano in zone di ricerca (ma pensa te)... sembravano la GESTAPO durante un rastrellamento. Già, tutti con il giubbotto nero e sguardo incazzato. Allora mi sono nascosto dietro una colonna e ho pensato che la ricerca non sarebbe durata a lungo; infatti loro, quando arrivavano in un locale, non potevano trascorrere più di un quarto d'ora senza appoggiarsi al banco del bar e lì, in genere, potevano rimanerci anche per ore.
Proprio così, pensai: “Se vanno al bar sono salvo”. E così fu. Le pinte di birra erano servite e io mi sono dileguato.
Ricordo che quel sabato la musica era tipo questa (anzi, ricordo di averla ascoltata mentre la GESTAPO mi cercava)
Avete visto la Balena Bianca?
Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu che insensato cerchi lei!
Noo quella noo .
E forse la ragazza dopo avere ascoltato quel genere di musica fuggi .
Ci sono andato anche io diverse volte ma niente ragazze facili .
Ricordo che sono da cell., non vogliatemene se non cito tutti o altro. Lo sapete che con quel display è un casino.
Salva l'Ucraina!
Noo quella noo .
E forse la ragazza dopo avere ascoltato quel genere di musica fuggi .
Ci sono andato anche io diverse volte ma niente ragazze facili .
Al Marmellata c'erano le mestrine / veneziane che se la tiravano alla grande e le tattiche di approccio erano molto complicate; per riuscire in "qualcosa" occorreva trasformarsi in ogni dettaglio, soprattutto per quanto riguarda l'abbigliamento. Non dovevi far capire di venire dalla profonda provincia o, peggio ancora, dal Polesine . Parlare in dialetto? Neanche a pensarci. Dovevi esprimerti in gne gne gne... salvo poi sbottare di brutto (quando le speranze di far breccia erano diventate nulle)
Dalle tue parti, a Boara Pisani, c'era il River Club e lì invece si respirava aria di casa, a parte le risse, con tavolini e poltroncine che ogni tanto volavano. Le ragazze erano molto più "simpatiche" e talvolta più spregiudicate dei maschi. Ma proprio per questo non c'era il gusto della conquista. Era tutto troppo facile. Si trattava della classica discoteca di provincia, dove l'abbigliamento un po' trasandato era quasi richiesto.
Di quel periodo ricordo questa
Avete visto la Balena Bianca?
Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu che insensato cerchi lei!
Noo quella noo .
E forse la ragazza dopo avere ascoltato quel genere di musica fuggi .
Ci sono andato anche io diverse volte ma niente ragazze facili .
Al Marmellata c'erano le mestrine / veneziane che se la tiravano alla grande e le tattiche di approccio erano molto complicate; per riuscire in "qualcosa" occorreva trasformarsi in ogni dettaglio, soprattutto per quanto riguarda l'abbigliamento. Non dovevi far capire di venire dalla profonda provincia o, peggio ancora, dal Polesine . Parlare in dialetto? Neanche a pensarci. Dovevi esprimerti in gne gne gne... salvo poi sbottare di brutto (quando le speranze di far breccia erano diventate nulle)
Dalle tue parti, a Boara Pisani, c'era il River Club e lì invece si respirava aria di casa, a parte le risse, con tavolini e poltroncine che ogni tanto volavano. Le ragazze erano molto più "simpatiche" e talvolta più spregiudicate dei maschi. Ma proprio per questo non c'era il gusto della conquista. Era tutto troppo facile. Si trattava della classica discoteca di provincia, dove l'abbigliamento un po' trasandato era quasi richiesto.
Di quel periodo ricordo questa
Al river c era piu semplicita Complicita , come giusto che sia a quell eta , se no come imparavi a trombare .
Mentre al marmellata sembrava ce l avessero solo loro , ma col giusto approccio si riusciva ad essere nelle sue grazie . Poi il passaparola da li in poi faceva il resto anche se dovevi essere vestito in un certo modo .
Ricordo che sono da cell., non vogliatemene se non cito tutti o altro. Lo sapete che con quel display è un casino.
Salva l'Ucraina!
Ci scrive una nota cantante/cantautrice bisex italiana, che chiede se, avendo l'orto dietro casa, con le nuove normative riguardo le misure di prevenzione, possa andarci a lavorare talvolta: non sono autorizzato a dirlo ma Don Pampa (citando Don Sera) direbbe senz' altro che "Non vede il motivo per la quale una nobile cantautrice bisex italiana non possa anche andare a zappare il suo orto".
