Dunkirk: un film ubuntiano?

Presentazione al forum e chiacchiere in libertà con la comunità. È importante leggere il regolamento all'interno e sono categoricamente vietate discussioni su politica e religione.
Regole della sezione
  • Vietate categoricamente discussioni e messaggi riguardanti politica e religione.
  • Evitare l'apertura di discussioni e sondaggi del tipo "mi sta bene questo taglio di capelli?", "che dentifricio usate?" e altre banalità simili.
  • Le discussioni che non rispettano le regole suddette, usano linguaggio e toni giudicati non adatti, saranno chiuse dal Gruppo Forum senza preavviso con eventuali provvedimenti sanzionatori.
  • Per il resto, è sempre valido il regolamento del forum.
Avatar utente
giulux
Amministratore
Amministratore
Messaggi: 25422
Iscrizione: domenica 10 gennaio 2010, 12:17
Desktop: ubuntu 18.04
Distribuzione: Ubuntu 18.04.3 LTS x86_64
Sesso: Maschile
Località: Roma

Dunkirk: un film ubuntiano?

Messaggio da giulux »

Apro questa discussione invece di accodarmi a quella "Qual'è l'ultimo film ..." perchè lì è invalsa l'abitudine di esprimere giudizi molto sintetici al limite del bisillabo se non addirittura limitarsi all'indicazione del solo titolo, mentre il film in oggetto merita secondo me riflessioni più ampie ed auspicabilmente un confronto di opinioni tra chi lo ha visto.
Nella pagina di Wikipedia che ne tratta troviamo le consuete diligenti notizie sulla ideazione e realizzazione del film, sua trama, citazioni di critici ecc., ma non si può trovare - per il limite stesso di Wikipedia, la pretesa di fornire notizie obiettive - l'essenza del film, il suo "messaggio", perchè un film, come ogni opera d'arte, è per sua natura ambiguo, parla all'individuo, alla sua personalità e alle sue emozioni, tutte cose soggettive. E, quindi, parlare di un film (e "capirlo") è parlare di sè stessi e di come lo si è vissuto e interpretato.

Fatta questa opportuna premessa, ecco come l'ho vissuto io.

Dunkirk ha poco in comune con i tradizionali film di guerra o forse, come ha detto qualche critico, è un modo nuovo di fare un film di e sulla guerra, di cui non si potrà non tenere conto in futuro.

Cominciamo dal nemico, che nel film non c'è; o meglio c'è con la morte e la distruzione che provoca, può essere ovunque ma non si vede mai e non viene mai neanche nominato: sappiamo tutti che sono i nazisti ma nel film si parla solo del "Nemico", che non si concretizza mai in persone e anche verso il finale, quando il pilota dello spitfire viene catturato, a farlo sono delle scure e sfocate ombre senza volto, riconoscibili come tedeschi solo dall'inconfondibile sagoma dell'elmetto.
Un nemico invisibile, che uccide da punti nascosti, oppure dal cielo, o da sott’acqua. Ma del tutto senza corpo nè volto. Non è dei tedeschi che vuole parlarci Nolan, nè di altri nemici particolari. Il Nemico del film è una metafora, è il pericolo oscuro e incombente che rischia di far perdere all'uomo la sua umanità. La del film Dunkirk può essere tranquillamente, ad es., l'Inghilterra (e non solo) sotto l'attacco dell'ISIS, con reazioni conseguenti.

Infatti nel film non c'è un protagonista (o meglio c'è, e dirò dopo chi sia secondo me) e non ci sono nemmeno individui, nel senso delle figure tipiche che i film precedenti ci hanno abituati ad aspettarci, dall'intrepido eroe ammazzacattivi alla John Wayne o Rambo, al vigliacco che si riscatta con il volontario sacrificio finale, passando per le tante varie intermedie tradizionali maschere del genere cinematografico.
Ciò che Nolan vuole mostrarci è l’umanità sotto minaccia. Un’umanità sconfitta, impaurita, fiaccata nel morale, e pronta a tutto per salvarsi la pelle.
Ci sono giovani vinti, terrorizzati, sporchi, più simili a bestie che a uomini, che cercano disperatamente di salvarsi anche a costo di farsi vigliacchi pronti non solo a lasciare a terra i soldati francesi, ma anche a trovare il capro espiatorio, far morire un compagno pur di salvarsi e riuscire a ammucchiarsi sull'imbarcazione con cui sperano di raggiungere l'Inghilterra (e la somiglianza delle barche stracariche di anonimi soldati con quelle che abbiam visto nel mediterraneo è impressionante: chi fugge ridotto in tali condizioni non ha divise nè colori di pelle).

Chi è dunque il protagonista, l'elemento positivo e vincente cui accennavo?
È la comunità, lo spirito di solidarietà collettiva e individuale che rende possibile il salvataggio di 330.000 uomini, quando Churcill sperava e si sarebbe accontentato di 30.000. Solidarietà tra generazioni (l'anziano borghese che quando la Marina va a sequestrargli la barca, parte volontariamente verso Dunkirk assieme al figlio e un giovane ragazzo, affrontando il pericolo di morte con la tranquilla serenità di chi sa di fare una cosa giusta, senza nemmeno slacciarsi la cravatta, e ad un soldato recuperato dice qualcosa come "sono quelli della mia generazione che vi hanno mandato lì ed è giusto che si sia noi a venirvi a riprendere") e solidarietà tra i popoli (il comandante inglese dell'operazione che resta a cercare di recuperare anche quanti più francesi). Solidarietà corale, con la popolazione civile che riaccoglie i reduci in sè con tranquillo affetto (mentre uno di loro aveva detto prima "ci accoglieranno come vigliacchi") rappresentato dalla semplice offerta di due bottiglie di birra: niente fanfare.

Se avete avuto la pazienza di leggermi fino qui avrete capito che il punto interrogativo che ho posto nel titolo è un artificio per attirare l'attenzione.
Il film ha indubbiamente una filosofia "ubuntiana": l'uomo è uomo solo in quanto membro di una comunità e solo con essa ed in essa può trovare salvezza e riscatto da difficoltà e riscattarsi da condizioni inumane in cui venga a ridursi: ci si salva se ci si salva tutti assieme tenendo fermi principi di umanità e giustizia (e lo si fa molto meglio che affidandosi all'individuo, per quanto "brillante", vedasi il confronto tra i 30.000 di Churcill e i 330.00 effettivamente salvati) .
Da ciò si potrebbero trarre non poche considerazioni sulla politica attuale, non solo italiana; ma l'argomento, come sappiamo, qui è off limits. Ognuno faccia da sè.

Purtroppo il doppiaggio temo abbia ancora una volta tradito il senso della versione originale. Non so in che misura sul complesso del film, certamente nella scena in cui il comandante delle operazioni (un ottimo Branagh) avvista col binocolo la flottiglia di imbarcazioni private in arrivo e all'ufficiale che gli chiede cosa vede, risponde "la patria". Così dando alla scena un senso patriottardo "classico", mentre dal labiale si capisce che dice "home" che ha tutt'altro significato, nella direzione che ho descritto.

Andatelo a vedere se già non l'avete fatto, mi raccomando al cinema con schermo grande e impianto surrond, che i silenzi e i rumori che lo squarciano sono uno delle "cifre" del film; non ve ne pentirete, anche se vi dovesse succedervi di leggerlo in chiave diversa dalla mia.

Scusate la lunghezza.
"Non è una segno di buona salute l'essere ben adattato ad una società malata". (Jiddu Krishnarmurti)
pachisapiu

Re: Dunkirk: un film ubuntiano?

Messaggio da pachisapiu »

Qui ci vorrebbe il classico : grazie per la segnalazione , chiudo come da prassi :p :lol: :D
Avatar utente
GreYOwL
Entusiasta Emergente
Entusiasta Emergente
Messaggi: 1226
Iscrizione: sabato 28 aprile 2007, 19:58
Desktop: Gnome 3.32-0
Distribuzione: Archlinux 64bit
Sesso: Maschile
Località: Roma

Re: Dunkirk: un film ubuntiano?

Messaggio da GreYOwL »

mo mi hai incuriosito.. devo per forza vederlo..
Scrivi risposta

Ritorna a “Bar Sport”

Chi c’è in linea

Visualizzano questa sezione: Ferocious e 15 ospiti