Il problema non sta tanto nella difficoltà dell'installazione di Ubuntu (che anzi, di per sè mi è parsa molto semplice), ma nel fatto che un utente, prima di passare da un sistema operativo all'altro, ha il diritto e il dovere di provarlo a fondo. E non vedo perchè, prima di sapere se un sistema piace o meno, si dovrebbe cambiare la struttura delle partizioni. Insomma, il problema non sta nella presunta "pusillanimità" nel cambiare il partizionamento, ma semplicemente nel non fare un intervento che, nel caso il nuovo sistema non piacesse, potrebbe rivelarsi inutile.
Mdfalcubo ha scritto:
resta il fatto che si può provare tutto con il cd live, senza installare, partizionare, pasticciare. E' un finto problema questo. In realtà molti vogliono semplicemente non lasciare Windows del tutto per i motivi più disparati, ma sono stufi di virus e formattazioni semestrali
. La solita pretesa: avere la moglie piena e la botte ubriaca
Chi dice che per provare un sistema è sufficiente una macchina virtuale o una live-CD non ha considerato diverse eventualità.
Con il mio vecchio Acer, né VirtualBox né una live-CD mi hanno permesso di provare Ubuntu (e prima di scoprire l'esistenza di Wubi ne ho fatti di tentativi). Vi spiego subito il perchè.
-Con VirtualBox, dovendo destinare una parte della RAM alla macchina virtuale, senza però toglierne troppa a quella reale, cercare di far girare la 11.04 era un'utopia. Il mio vecchio Acer ha solo 1GB di RAM e un processore Intel Celeron da 1.86GHz. Con VB (installato su Vista, una delle cause delle mie difficoltà) sono riuscita a installare e ad eseguire senza problemi Ubuntu 8.10 (evidentemente è una distro più leggera), ma l'installazione di Natty Narwhal è durata ore, oltretutto la scheda grafica non era assolutamente in grado di far girare Unity, anche avendo selezionato l'accelerazione 3D. E anche usando Gnome, l'esperienza con Natty è stata alquanto frustrante. Dopo aver aspettato interi minuti prima di riuscire ad aprire FireFox, l'avventura Natty/VirtualBox sul mio Acer è finita presto e senza rimpianti.
-Con una live-CD non si può veramente provare un sistema. Per me provare un sistema non vuol dire cliccare cinque minuti qua e là, guardare quant'è carina l'interfaccia e poi decidere che Ubuntu è perfetto per le mie esigenze perchè la tonalità arancio-marrone-sabbia mi piace di più di quella azzurrina di Windows.
Provare Ubuntu per me vuol dire utilizzarlo per giorni, capire come funziona e com'è strutturato, provare i programmi che vengono forniti nei repository, verficare se anche con Ubuntu è possibile reperire i driver per la mia stampante, vedere se un certo programma che uso per lavoro gira anche su Ubuntu, e avere il tempo di trovare le soluzioni ai problemi che si presentano inizialmente con una distro di cui so ancora poco o niente. Com'è possibile tutto questo con una live-CD, se ogni volta che si riavvia il computer bisogna riscaricarsi tutti i driver, i plug-in e reimpostare tutto il sistema secondo le proprie esigenze? Certo, eventualmente si può creare una USB persistente, ma questo è un metodo poco diffuso che non tutti conoscono (io l'ho appreso soltanto qualche settimana fa grazie a un amico del forum e ne ho creata una per un'amica, allo scopo di farle provare Lucid Lynx sul suo netbook).
Spesso a chi arriva fresco fresco dal mondo Windows viene attribuita una mentalità ottusa e superficiale, ma pretendere che un utente Windows si accontenti di provare un sistema operativo, con tutto ciò che questo comporta, usando una live-CD di Ubuntu, mi sembra un ragionamento altrettanto superficiale, perchè presuppone che l'utente in questione si limiti a usare il computer giusto per chattare su facebook e ascoltare qualche canzoncina o vedere qualche video su YouTube.
Wubi mi ha permesso di utilizzare Natty Narwhal per più di un mese sul mio vecchio Acer, usando tutta la RAM che avevo a disposizione (cosa che VB non mi ha permesso di fare), apprezzando la sua velocità sia all'avvio che durante l'esecuzione dei programmi, mi ha permesso di impostarlo secondo le mie esigenze, di trovare le soluzioni a tutti i problemi che mi si presentavano all'inizio (e come avrei potuto con una live-CD?), e cosa ancor più importante, mi ha aperto un mondo nuovo, facendomi comprendere che Ubuntu permette di imparare un sacco di cose che con Windows neanche mi sarei sognata.
Dopo un mese ho salutato Wubi e ho installato definitivamente Ubuntu, eliminando il vecchio Vista e portando a nuova vita il vecchio Acer.
Ora sto per fare la stessa cosa con il nuovo computer, anche se in questo caso ho voluto prima capire e imparare come si fa un partizionamento manuale ben fatto (visto che sul nuovo pc dovrò conservare anche Windows7, perchè lo utilizza anche il mio compagno).
Mdfalcubo ha scritto:
Wubi porta una certa tipolgia di utenti. C'è differenza sostanziale: di approccio e di mentalità.
Per tutto quello che ho spiegato sopra, Wubi a me ha reso un ottimo servizio, e non per questo mi sento di appartenere a una "tipologia di utente" pusillanime, superficiale, mentalmente pigra o quant'altro. Se, nelle condizioni in cui ero e con le esigenze lavorative che ho, mi fossi accontentata di provare Ubuntu per cinque minuti con una live-CD o se mi fossi precipitata a installarlo alla cieca, allora sì che avrei avuto un approccio superficiale verso il nuovo sistema operativo.