Dose booster eterologa: notizie dal Cile
Mentre il mondo sembra preoccuparsi solo di Omicron, sarebbe forse il caso di non dimenticarsi che il problema al momento è Delta, che verosimilmente continuerà a farci compagnia ancora per un bel po' di tempo prima di lasciare (forse) campo a questa nuova variante di cui sappiamo ancora pochissimo. Per quanto riguarda l'efficacia del booster gli occhi sono stati a lungo puntati su Israele. Tuttavia c'è un altro paese da cui si possono già ricavare dati piuttosto solidi a riguardo: il Cile. Nel paese sudamericano sono oltre 6 milioni e mezzo di persone ad aver già ricevuto la somministrazione della terza dose di vaccino sa almeno 14 giorni, fornendo un numero molto consistente di osservazioni su contagi, ricoveri e decessi, che è possibile rapportare a quelli registrati nei 9 milioni di cileni vaccinati con due dosi e con i quasi 3 milioni di cileni ancora non vaccinati.
E' doveroso specificare una cosa molto importante: questo booster è, nella quasi totalità dei casi, un booster eterologo, in quanto la campagna vaccinale cilena è stato supportata principalmente dal vaccino Sinovac, ovvero un vaccino "classico" a virus inattivato, il cui utilizzo non è stato approvato dall'EMA e che dunque non è stato utilizzato in Europa. dati di efficacia cileni non sono dunque necessariamente estensibili a ciò che accadrà in Europa, dove in sostanza avremo un mix tra persone che riceveranno un booster eterologo tra vaccini basati su vettore adenovirale ed mRNA e persone che riceveranno una terza somministrazione basata sullo stesso sistema delle prime due. Quella tra i "buoni e vecchi vaccini tradizionali", opposti ai pericolosissimi "sieri genici sperimentali", è una delle tante battaglie (perse) dei no-vax nostrani che, un po' come l'amico che tutti abbiamo che si professa grande esperto di vini pur non essendo in grado di distinguere un Tavernello da un Chianti, discettano amabilmente su sicurezza ed efficacia dei vaccini, pur non sapendo che differenza passa tra DNA ed RNA. Sinovac è stato indubbiamente, per velocità di rifornimento e questioni logistiche legate a trasporto e conservazione, una carta importante per combattere la pandemia in Sud America. Tuttavia, dati alla mano, bisogna dire le cose come stanno: non si è dimostrato essere un gran vaccino, ed è probabilmente tempo di pensare ad altro. La sua performance si è fin da subito dimostrata piuttosto scarsa, sia rispetto ai vaccini basati su vettori adenovirali, sia rispetto a quelli ad mRNA, con una protezione significativa ottenibile soltanto dopo la somministrazione della seconda dose (
https://www.facebook.com/photo/?fbid=10 ... 3013699234). Protezione che in ogni caso non è stata eccezionale, soprattutto per quanto riguarda la riduzione della circolazione del virus, tant'è che abbiamo assistito al fenomeno paradossale per cui gli under 40, vaccinati tardivamente e dunque rimasti a lungo terreno fertile per il virus, erano diventati transitoriamente la classe di età con il maggior numero di ricoveri in terapia intensiva (
https://www.facebook.com/photo/?fbid=10 ... 3013699234).
Oggi, a distanza di mesi, possiamo trarre alcune conclusioni riguardo all'efficacia di questo tipo di vaccino dal rapporto tra le incidenze dei decessi registrati nei vaccinati con due dosi e nei non vaccinati: questa è ridotta di circa 3 volte negli over 70 vaccinati. Le incidenze dei ricoveri in TI sono di 3 volte inferiori per settantenni, 5 volte inferiori per i sessantenni, circa 9 volte inferiori per i cinquantenni. Insomma, meglio di niente, ma siamo piuttosto lontani dalle performance di AZ, Pfizer e Moderna. Ed è proprio per questo motivo che il governo cileno ha preferito procedere immediatamente con la somministrazione dei booster (ovviamente basati su vaccini ad mRNA, in questo caso Pfizer) a tutte le classi di età, iniziando naturalmente dai più anziani, quelli che erano stati vaccinati prima. Questa scelta è stata davvero opportuna in quanto in Cile, analogamente a quanto sta accadendo in Europa e nonostante l'arrivo dei mesi più caldi, il numero di casi mostra una tendenza al rialzo. Questo, oltre ad essere il probabile risultato di un progressivo calo di efficacia del vaccino nel limitare i contagi, è anche conseguenza del fatto che delta sia oramai diventata l'unica variante presente sul territorio (che fino a pochi mesi fa vedeva una circolazione mista di gamma, lambda e mu).
Nonostante ciò report sull'efficacia del booster rilasciati dal ministero della salute sono piuttosto inequivocabili: per semplicità li riassumo sotto in 3 grafici, che mostrano il confronto tra incidenza di contagi sintomatici, ricoveri in terapia intensiva e decessi registrati nella settimana dal 14 al 20 novembre in soggetti non vaccinati, soggetti vaccinati con 2 dosi e soggetti che hanno già ricevuto il booster con vaccino Pfizer da almeno 14 giorni. PHo riportato solo le classi di età superiori ai 50 anni, che sono quelle di gran lunga di maggior rilievo per quanto riguarda il carico sul sistema sanitario. Partendo dal presupposto che il virus in questa fase stia circolando soprattutto nelle fasce di età più giovani della popolazione, il fatto che le barre blu non siano quasi visibili non è un errore: le incidenze riportate dal ministero della salute cileno sono proprio queste. In questo momento un ultrasessantenne che abbia ricevuto la somministrazione del booster ha un rischio ridotto di oltre 50 volte di contrarre un'infezione sintomatica rispetto ad una persona della stessa età non vaccinata e di oltre 20 inferiore rispetto ad una persona della stessa età vaccinata con due dosi. Per quanto riguarda la riduzione del rischio di ricovero in terapia intensiva siamo in tripla cifra per gli over 50 nel confronto con i non vaccinati ed in doppia cifra nel confronto con i vaccinati con due dosi. Non guardate troppo a ciò che succede nelle terapie intensive per gli over 80, visto che i dati in questo caso sono ingannevoli: persone così anziane non vengono ricoverate in questi reparti a causa delle loro fragilità, salvo rari casi. Infine quel che forse più conta, ovvero i decessi, anche se in questo caso i calcoli di incidenza hanno dei limiti in quanto sono basati su un numero assoluto di decessi settimanali piuttosto basso (poco più di un centinaio). Tuttavia i dati per la settimana dal 14 al 20 novembre confermano in tutto e per tutto quelli dei report delle settimane precedenti, dove si evidenziava lo stesso trend. Anche i questo caso le barre blu sono invisibili, o quasi. Se lo sono è perché nella settimana di riferimento, su oltre 6 milioni di cittadini di meno di 80 anni già vaccinati con booster, nessuno è morto di covid. Gli unici decessi registrati in vaccinati con booster si sono verificati tra gli over 80 dove, dati alla mano, l'incidenza dei decessi è stata circa 40 volte inferiore rispetto ai vaccinati con due dosi. In sostanza, in questo momento in Cile, un ultraottantenne vaccinato che abbia ricevuto il booster ha un rischio di decesso per covid inferiore a quello di un cinquantenne vaccinato con due dosi ed addirittura inferiore a quello ad un quarantenne non vaccinato.
Complessivamente, dal 14 al 20 novembre tra i deceduti per covid il 45% era non vaccinato, il 41% aveva ricevuto due dosi di vaccino ed il 2% aveva già ricevuto il booster (i rimanenti avevano ricevuto una singola dose, tenendo in considerazione anche il vaccino J&J). L'ultimo grafico mostra bene la tendenza dei tassi di incidenza dei decessi covid nei 3 gruppi nel tempo, che da un'idea abbastanza precisa di chi sia a contribuire principalmente alla crescita del numero di decessi che si sta registrando nel paese nelle ultime settimane (
https://www.worldometers.info/coronavir ... try/chile/).